Sciopero
All?universit? di Dakar, come ogni anno, verso dicembre inizia la stagione degli scioperi. I motivi sono soprattutto il ritardo del pagamento delle borse di studio, l?esiguit? delle stesse borse di studio, le condizioni di intollerabile sovraffollamento dei campus universitari, dove in una stanza di due metri per tre dormano minimo cinque studenti.
Negli ultimi cinque anni, durante questi scioperi, tre studenti sono morti fra un numero imprecisato di feriti pi? o meno gravi, grazie all?intervento altamente repressivo della polizia. Tre inchieste diverse non hanno indicato nessun responsabile.
Quello di luned? scorso ha riproposto, senza gravi conseguenze, le dinamiche che avevo gi? avuto modo di osservare altre volte. Una cinquantina di studenti invade la rue de ouakame, la strada di fronte all?universit?, bloccando il traffico e lasciano alcuni pneumatici a cui appiccano fuoco. Tre camionette della polizia arrivano con calma. Scendono poliziotti giganteschi in tenuta antisommossa, accolti da una piccola gragnuola di sassi lanciati da alcuni studenti. Svogliatamente cinque poliziotti caricano i fucili e sparano un po? pi? in alto di altezza d?uomo una salva di proiettili di gomma. Gli studenti scappano via. Trascorrono quindici minuti e il traffico ritorna normale. Per terra raccolgo un proiettile e mi dirigo verso il ristorante universitario dove incontro tutti gli studenti di prima intenti a dare l?assalto alle cucine per mangiare gratuitamente, senza molto successo, dato che il personale si ? barricato dentro. Ne approfitto per chiedere ad alcuni studenti come pensano di continuare lo sciopero. I pareri sono discordanti. Mi sembra che non ci sia una prospettiva chiara e comune solo rabbia, tanta rabbia.
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